Conclusione




La vita di Teresa di Lisieux è un’epifania della missione di Gesù. La sua è una docile aspirazione verso la morte di amore del Crocifisso risorto. Alla fine di un periodo marcato dalla sua offerta all’Amore dichiara “Gesù è il mio amore, è tutta la mia vita” (P 26 ,1). La sua breve esistenza è orientata e illuminata dal mistero Pasquale.

Con la sua dottrina, ci trasmette una conoscenza più profonda del Mistero di Gesù, i suoi scritti hanno la potenza persuasiva del Vangelo. “Il suo insegnamento”, scrive Giovanni Paolo II nella “Scientia Divini Amoris”, “non è solo conforme alla fede cattolica, ma eccelle per la profondità e la saggezza. La sua dottrina è al tempo stesso una confessione della fede della Chiesa, un’esperienza del mistero cristiano e una via verso la santità”.

Il suo pensiero ha la forza di un’esplosione, quella del Vangelo, perché il suo straordinario è che la sua dottrina è solo il Vangelo, la sola fede, il solo amore. L’esperienza che ci trasmette Teresa, è limpida come lo stile stesso del Vangelo.

La sua è una comunione a Gesù alfa e omega del mistero redentivo: Gesù Bambino e il Volto Santo. Scopre i tratti misericordiosi e materni dell’Amore divino nell’icona umana del suo abbassamento: la nascita di Gesù nel Presepe e la sua morte in Croce.

La grande prova del padre Louis Martin, è la porta aperta da Gesù per la scoperta della mistica del Volto Santo e del mistero pasquale. Favorita dalla lettura del testo di Isaia 53, Teresa entra nella logica kenotica dell’Amore redentore: “Gesù ci ha detto di scendere” scrive, fino a giungere a capire che l’unica via capace di elevarci fino a Dio, sono solo “le braccia di Gesù”. La scoperta della “piccola via” realizzerà la sua vocazione.

Essa si situa nella piccolezza teiforme di Gesù annientato. Piena della misericordia di Dio, con una confidenza filiale, si offre all’Amore Misericordioso. A partire dall’aprile 1896, accade l’inatteso: l’eclissi della comprensione del Cielo. Nel dolore dell’Assenza, nel quale viene crocifissa, Teresa diviene contemporanea del mistero pasquale nell’attualità del suo continuo completamento.

La sua vita diviene “Chiesa”, un vivere e un morire d’amore nella passione e morte redentrice di Gesù Cristo.
La Prova finale è una prova di com-passione con Gesù, orientata alla salvezza dell’uomo, conferente all’esistenza teresiana un’ampiezza universale e una feconda maturità pasquale. Solidale con l’umanità del suo tempo, perché unita a Gesù redentore, Teresa ne porta le stigmate della fede: la tentazione del dubbio sulla vita dopo la morte, la vita eterna in Dio.

Tanti contemporanei feriti dal non senso dell’esistenza umana votata al nulla assoluto, divengono fratelli e sorelle di Teresa; è penetrata dalla loro stessa oscurità interiore per un“ammirabile scambio che aveva fatto con Gesù” in seguito alla sua offerta all’Amore Misericordioso. Ben lungi dallo scoraggiamento, la prova radicalizza la sua fede e fa nascere in lei un desiderio apostolico postumo “di non restare inattiva in Cielo”.

Gli ultimi mesi della sua vicenda umana trascorrono in una intensa preghiera missionaria, come eco di quella di Gesù indirizzata al Padre poco prima del suo sacrificio: “Che tutti quelli che non sono rischiarati dalla luce della fede, possano alla fine essere illuminati”. Alla fine di questo viaggio nel cuore dei segreti della piccola Teresa, ecco il messaggio: “Dio non è che Amore e Misericordia”(LT 266).

Teresa è tra quelli, in effetti molto rari, che credono veramente che Dio ama l’uomo. Il Dio di Teresa è il “buon Dio”, il cui specifico è l’amore e la misericordia, il Dio del Vangelo.

La felicità dell’uomo risiede nella fiducia filiale in Dio e la “vera gioia per lei è nel vedersi per quello che è agli occhi di Dio: un povero, piccolo nulla, niente di più”…(Ms C 2 r°).
Interamente guidata e attraversata dall’Amore di Dio, la sua vita è totalmente e unicamente animata dall’amore divino manifestatosi nella condizione umana: l’Amore Cruciforme.

Busta depositata da Santa Teresa sotto la porta di Suor Genoveffa alla vigilia della sua professione (24.2.1896). Traduzione: Pergamena preziosa - Inviata dal Cavaliere Gesù - (timbro) Regno della Patria Celeste - Giorno dell’eternità - Gerusalemme Giardino dell’Agonia - 24 febbraio 33 Alla mia Diletta Sposa Genoveffa di Santa Teresa - Vivere d’Amore sulla Montagna del Carmelo terra d’Esilio - Raccomandata - Valore inestimabile


Desiderosa di amare “all’infinito” (Pr 2; LT 74), Teresa scopre nel Volto pasquale di Gesù l’icona vivente della verità dell’amore, l’amore senza limiti, il perfetto amore, l’Amore misericordioso di Dio rivelato. Che i profumi, che lei respirava quando apriva i Vangeli, li faccia sentire anche a noi quando apriamo i suoi scritti, che sono Parola di Dio all’uomo di oggi, a gloria di Dio.


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