“Sento sempre la stessa audace fiducia di diventare una grande santa, perché non conto sui miei meriti, dato che non ne ho alcuno, ma spero invece in Colui che é la Virtù stessa, la stessa Santità!”  (A 32r)

Teresa e noi

L’idolatria che l’uomo contemporaneo ha per il mito dell’efficienza e per il successo inteso come affermazione personale, rivela una profonda crisi di fede, la sua radicale incapacità di instaurare un rapporto leale con Dio. Ascoltando le parole di Teresa, sembrerebbe che dopo cent’anni le cose non siano molto cambiate: se lei ha dovuto superare la mentalità che voleva conquistare il cielo grazie ai propri sforzi, anche noi ci troviamo a combattere contro una sottile quanto incisiva forma di ateismo, che si insinua nelle pieghe del vissuto rendendoci deboli e impotenti: non crediamo più che la nostra santità dipenda principalmente da Dio. E se non é tanto l’idea di un Dio giustiziere, quella dominante nella nostra cultura, si é affermata quella ancora più agghiacciante di un Dio insensibile alle nostre debolezze e ai nostri problemi. Se le nostre preghiere non scuotono le montagne e non sradicano le foreste é perché ci riserviamo sempre qualche soluzione di riserva, che ci mette al sicuro dalle possibili delusioni che la preghiera ci può dare. Crediamo, insomma, di conoscere meglio di Gesù qual é il nostro vero bene, cosa costituisce il cuore della nostra santità, e non ci fidiamo della sapiente pedagogia di Dio. Non essendo affatto disposti ad ammettere il nostro bisogno di Dio, di amarlo e di esserne amati, plachiamo la nostra sete attingendo a sorgenti avvelenate, e non, come Teresa, all’unica fonte d’acqua viva capace di esaltarci veramente.

Tutti santi!

Preghiera del mese

Santo, santo, santo! Il Signore e Dio dell’universo! I cieli e la terra sono pieni della tua gloria! (cfr Ap 4,8-11)

Il tema del mese

Con il battesimo, viviamo nella vasta “Comunione dei Santi”: i credenti (e i chiamati alla fede) sulla terra, coloro che passano attraverso le purificazioni ultime prima di vedere Dio faccia a faccia, gli abitanti del Paradiso. Il cuore profondamente ecclesiale e universale di Teresa comunicava con Dio, tre volte Santo. Diventare una santa significava per lei “amare Dio” con tutte le sue forze e “farlo amare”.

Testi complementari

“Sentivo che c’é un Cielo e che quel Cielo é abitato da anime che mi vogliono bene, che mi considerano come loro figlia….Questa impressione resta nel mio cuore” (B2v).

“O Gesù! non so dire a tutte le piccole anime quanto la tua condiscendenza sia ineffabile…..Sento che, e per assurdo tu trovassi un’anima più debole e più piccola della mia, ti compiaceresti di colmarla di grazie ancora maggiori se ella si abbandonasse con fiducia totale alla tua misericordia infinita” (B 5v).

“Desidero essere Santa, ma sento tutta la mia impotenza e vi domando, o mio Dio, di essere voi stesso la mia Santità”

(PI 6)