Vangelo della domenica del 10 gennaio 2010

di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 8 gennaio 2010 (ZENIT.org).-“Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.(…) Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,15-22).

“Oggi la vita e la luce di Dio sono discese nel mio cuore, per la gioia della mia casa e di tutta la Chiesa”: queste semplici parole sono state scritte nel “ricordo” del Battesimo della piccolissima Sara, avvenuto pochi giorni fa in Casa Accoglienza e atteso con gioia da tutte le mamme, i bambini, gli operatori, gli amici e dalla comunità parrocchiale: tutto il “popolo della vita” era in attesa!

La liturgia, oggi, ci offre il “ricordo” del giorno del Battesimo dell’adulto Gesù,..ad una sola settimana dall’incontro del Bambino con i Magi a Betlemme! Sì, ma non sono passati trent’anni in sette giorni, dal momento che Dio è bambino da sempre, sempre e per sempre, come afferma la Scrittura: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!”(Eb 13,8).

Informa Luca che “il popolo era in attesa”: di che cosa? Di un grande evento: ma non si trattava del Battesimo di Gesù, bensì dell’imminente venuta del Messia, annunciata da Giovanni con toni apocalittici: “Tiene in mano la pala per pulire la sua aia…brucerà la paglia con fuoco inestinguibile” (Lc 3,17).

“Possiamo immaginare la straordinaria impressione che dovettero destare la figura e l’annuncio del Battista nell’atmosfera accesa di quel momento della storia di Gerusalemme. Finalmente c’era di nuovo un profeta, qualificato come tale anche dalla sua vita. Finalmente si annunciava un nuovo agire di Dio nella storia. Giovanni battezza con l’acqua, ma il più Grande, Colui che battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco, è già alle porte” (Benedetto XVI, “Gesù di Nazaret”, p. 35).

Come suggeriscono queste osservazioni a polarizzare l’attenzione è soprattutto il battezzatore umano, ed anche per questo nessuno dei presenti è in grado di comprendere la portata delle sue parole.

Nemmeno Nicodemo comprenderà il valore del Battesimo nello Spirito, quando Gesù glielo spiegherà direttamente: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 2,3). Il maestro d’Israele, infatti, replica:“Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?” (Gv 2,4).

Certamente anche noi oggi non riusciamo a comprendere a fondo il mistero del Battesimo; per questo ascoltiamo il Vicario del Maestro divino:“Si tratta di un nuovo inizio, e cioè di morte e di risurrezione, di ricominciare la vita da capo e in modo nuovo. Si potrebbe quindi dire che si tratta di rinascita. Tutto ciò verrà espressamente sviluppato solo nella teologia battesimale cristiana, ma è già incoativamente presente nella discesa di Gesù nel Giordano e nella risalita dalle sue acque” (B. XVI, id., p. 36).

Gesù, in effetti, parlando di “rinascita” non intende il parto, ma il concepimento: “un nuovo inizio, ricominciare la vita da capo e in modo nuovo”. Significa che lo Spirito Santo, nel Battesimo, “concepisce” l’uomo nuovo “fecondando” quello vecchio e sterile di prima e trasformandolo realmente in “figlio di Dio” ( 1Gv 3,1).

Per questo il Battesimo in acqua e spirito è condizione necessaria alla salvezza. Per esso noi entriamo nella grande famiglia della Chiesa come un bambino entra nella propria famiglia quando è concepito nel grembo della madre.

L’efficacia della parola divina “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” consiste nella trasformazione dell’uomo nell’immagine e somiglianza di Cristo, in forza del potere che il Battesimo trae dalla morte e Risurrezione del Signore, rispettivamente rappresentate dalla discesa e dalla risalita di Gesù dalle acque del Giordano.

Ed ecco allora due domande che sorgono sul Battesimo e alle quali limito questo mio commento: una riguarda Colui che non aveva bisogno del Battesimo e lo ha ricevuto; l’altra riguarda coloro che pur avendo bisogno del Battesimo per la loro salvezza, non lo hanno ricevuto e non lo possono ricevere: i bambini concepiti che muoiono nel grembo senza Battesimo, sia per cause naturali, sia perché precocemente uccisi. La domanda riguarda anche tutti i bimbi concepiti nei laboratori e distrutti o congelati.

1) La prima domanda è: perché l’“Autore della vita” e del Battesimo, ha voluto essere battezzato? Premesso che la parola “battesimo” per Gesù designa la propria morte, il motivo sta in questo: che era necessaria la sua identificazione con noi peccatori per consentire la nostra identificazione con Lui Salvatore.

L’ingresso di Gesù nell’acqua, in solidarietà con i peccatori, rappresenta “l’ingresso nei peccati degli altri, è discesa “all’inferno” non solo da spettatore, ma con-patendo e con una sofferenza trasformatrice, convertendo gli inferi, travolgendo e aprendo le porte dell’abisso” (B.XVI, id., p. 40).

Con l’immersione nel Giordano Gesù ha anticipato la sua morte in croce, e con la risalita dall’acqua ha anticipato la sua risurrezione, così “il punto della sua anticipazione della morte è ora diventato per noi il punto della nostra anticipazione della risurrezione insieme con Lui” (B.XVI, id., p.39). Questo “punto” è l’acqua stessa battesimale.

La conseguenza è questa: ogni volta che le “acque del Giordano” (santificate dal Battesimo di Gesù e rese capaci di comunicare la Vita divina) entrano in contatto con il battezzando catecumeno, operano realmente la sua liberazione dal Maligno (il forte di Lc 11,21), in forza dello Spirito di Cristo risorto (il più forte di Lc 11,22).

Ascoltiamo ancora il Papa: “Questo Forte, invincibile con le sole forze della storia universale, viene sopraffatto e legato dal più Forte che, essendo della stessa natura di Dio, può prendere su di sé tutta la colpa del mondo e la esaurisce soffrendola fino in fondo. Questa lotta è la “svolta” dell’essere, che produce una nuova qualità dell’essere, prepara un nuovo cielo e una nuova terra. Il sacramento – il Battesimo – appare quindi come dono di partecipazione alla lotta di trasformazione del mondo intrapresa da Gesù nella svolta della vita che è avvenuta nella sua discesa e risalita” (id., p. 40-41).

Tutto scaturisce dalla vittoria della Pasqua, e come istituendo l’Eucaristia nel Cenacolo Gesù ha anticipato il suo sacrificio sul Calvario, offrendosi liberamente e realmente (non con gesto semplicemente simbolico) alla sua passione per darsi in Carne da mangiare e Sangue da bere, così nel Giordano Gesù anticipa realmente la sua vittoria sulla morte, ne comunica l’efficacia salvifica alle acque e consegna per sempre al battezzato le chiavi della vita.

2) Il tema della seconda domanda rappresenta una questione sempre più drammatica ed urgente per la Chiesa e il mondo intero: “nonostante che a prima vista possa sembrare marginale rispetto ad altre questioni teologiche, solleva invece interrogativi di grande spessore e profondità. In questo nostro tempo sta crescendo sensibilmente il numero di bambini che muoiono senza essere stati battezzati. (…).. questo fenomeno è anche in parte conseguenza della fecondazione in vitro e dell’aborto. Alla luce di questi sviluppi si ripropone con nuova urgenza l’interrogativo sulla sorte di questi bambini” (Commissione Teologica Internazionale, “La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo”, 2007, Introduzione).

Ho voluto io sottolineare “questi bambini” per fermare l’attenzione sulla loro identità: si tratta di tutti gli esseri umani concepiti, a partire dall’istante della fecondazione.

Per ognuno di loro (più di un miliardo di bambini solo negli ultimi vent’anni) valgono queste conclusioni della citata dichiarazione della C.T.I.: “Se un bambino non battezzato è incapace di un votum baptismi, allora, in virtù dei medesimi vincoli di comunione, la Chiesa può forse intercedere per il bambino ed esprimere a suo nome un votum baptismi efficace davanti a Dio. Inoltre la Chiesa di fatto esprime proprio un tale votum nella liturgia, per quella stessa carità verso tutti rinnovata in ogni celebrazione eucaristica. Gesù ha insegnato: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5); da ciò comprendiamo la necessità del Battesimo sacramentale. Similmente ha detto: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53); dal che comprendiamo la necessità (strettamente correlata) dell’Eucaristia. Tuttavia, come questo secondo testo non ci conduce ad affermare che non può essere salvato chi non ha ricevuto il sacramento dell’Eucaristia, così non si dovrebbe dedurre dal primo testo che non può essere salvato chi non ha ricevuto il sacramento del Battesimo. Dovremmo invece arrivare alla conclusione che nessuno è salvato senza una qualche relazione al Battesimo e all’Eucaristia, e quindi alla Chiesa, che da questi sacramenti è definita. Ogni salvezza ha una qualche relazione con il Battesimo, l’Eucaristia e la Chiesa. Il principio per cui “fuori della Chiesa non c’è salvezza” significa che non c’è salvezza che non provenga da Cristo e che non sia ecclesiale per sua stessa natura. (…) La nostra conclusione è che i molti fattori che abbiamo sopra considerato offrono seri motivi teologici e liturgici per sperare che i bambini che muoiono senza Battesimo saranno salvati e potranno godere della visione beatifica. Sottolineiamo che si tratta qui di motivi di speranza nella preghiera, e non di elementi di certezza. Vi sono molte cose che semplicemente non ci sono state rivelate (cfr Gv 16,12). Viviamo nella fede e nella speranza nel Dio di misericordia e di amore che ci è stato rivelato in Cristo, e lo Spirito ci spinge a pregare in gratitudine e letizia incessante (cfr 1 Ts 5,18)” (C.T.I., id., n. 98-102).

Questo lungo messaggio, oltre a costituire un opportuno chiarimento dottrinale, sia fonte di profonda consolazione per ogni mamma divenuta pienamente e dolorosamente consapevole di avere spento nel suo grembo la vita del suo bambino. Ascolti ora le parole che, dalla finestra del Cielo spalancata su di lei, le rivolge il Papa santo della Vita (per esprimere anche la mia vicinanza personale, trasformo il “voi” del testo nel “tu”): “Non lasciarti prendere dallo scoraggiamento e non abbandonare la speranza. Sappi comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretalo nella sua verità. Se ancora non l’hai fatto, apriti con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia ti aspetta per offrirti il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Ti accorgerai che nulla è perduto e potrai chiedere perdono anche al tuo bambino, che ora vive nel Signore” (Enciclica “Evangelium vitae”, n. 99).

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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.